giovedì 20 dicembre 2012

Classifica: i 10 migliori film del 2012; tra recuperi, prime visioni e simbolismi


  • 10 - Trois Amis di Michel Boujenas
  • 9 - Vendredi soir di Claire Denis
  • 8 -  La moustache (L'amore sospetto) di Emmanuel Carrere
  • 7 - Tyrannosaur di Paddi Considine
  • 6 - Tête de turc di Pascal Elbé
  • 5 - Amour di Michael Haneke
  • 4 - Moonrise Kingdom di Wes Anderson
  • 3 - Warhorse di Steve Spielberg
  • 2 - De Rouille et d'os (Un sapore di ruggine e ossa) di Jaques Audiard
  • 1 - Skyfall di Sam Mendes

    Premio Me L'Ero Dormito Al Cine Me Lo Sono Recuperato Ed E' Stratosferico "MLEDACMLSREE'S" va a ... (rullo di tamburi)

    The girl with the dragon tattoo (Millennium - Uomini che odiano le donne) di David Fincher

martedì 18 dicembre 2012

Eccoci, cominciano le classifiche di fine anno: i dieci oggetti più importanti del 2012


  • 10) Un lapis. Comprato al Louvre e messo in borsa dall'inizio di questa primavera, mi è tornato spesso utile
  • 9) Il Bag Organizer, un sacco accessoriato che serve per tenere in ordine gli oggetti in borsa e per cambiarla senza scaraventarne tutto il contenuto sul letto facendo rotolare per terra le monetine da 1 cent
  • 8) Un angelo fatto da mio figlio con un cucchiaino di legno e della stoffa
  • 7) La raccolta completa delle opere di Edgar Allan Poe in un solo volume
  • 6) Il cuccio di mia figlia, portato via da un uccellino quando l'abbiamo poggiato sulla finestra. Adesso è nel bag organizer di cui sopra, who never know
  • 5) Il sapone nero africano, il gel d'aloe e il tea tree oil
  • 4) Due o tre bottiglie di crema di whiskey al caffè, ognuno affoga i dolori dove gli pare
  • 3) Il pesa-valigia digitale, senza sarei morta
  • 2) Il trolley, lo Xanax e il burro cacao (un trio costante anche dell'anno scorso)
  • 1) La fede


giovedì 13 dicembre 2012

Renzi e Bersani in salsa britannica



Dopo seria e approfondita indagine, alla domanda: "Che tipo di uomo vorresti ti rapisse e ti portasse con lui su di un'isola deserta per un mese?" un campione nutrito di donne di varie età e situazioni sentimentali, ha risposto così (parto dalla decima posizione così mantengo la suspance):

10 Jack Sparrow
9   Il mio salumiere
8   Matteo Renzi ubriaco
7   Chiunque basta che abbia la cioccolata e che porti i boxer
6   Un sex symbol a caso
5   Non posso sono sposata e fedele oppure non so (queste sono le lobotomizzate)
4   L'intellettuale in erba o giovane scrittore talentuoso però poco ambizioso altrimenti non fa elegante
3   Uno sportivo (calciatore, rugbista, nuotatore, tennista, traslocatore...)
2   Carino e possibilmente omosessuale
1   James Bond, quello di Skyfall

A seguito dell'indagine non potevo rimanere indifferente, quindi due o tre cosucce da dire in merito al nuovo James Bond e al perché piaccia così tanto al genere femminile, le avrei.

Chi è il nuovo James Bond? Il nuovo 007 è la sintesi di tutto quello che vorrebbe una donna sana e normale, una donna nella media, una donna che ha faticato tanto nella vita facendo lo slalom tra uomini ingrigiti dallo smog, irrigiditi dalle paure, spappolati dai girovita gonfi di penne ai quattro formaggi, spettinati dalle ventate degli scooteroni, fusi con i loro apparecchi telefonici, inglobati dal tubo catodico di una tv calcistica, devastati da un numero non ben precisato di calzini troppo corti, troppo lunghi, troppo bucati, incartapecoriti nei loro preconcetti da dopobarba.
James Bond, quello nuovo, quello di Skyfall, è l'antitesi di tutto questo. Ma torniamo alla domanda iniziale, chi è?
007 è morto, mettiamoci in testa questo, prima. E' morto precipitato negli abissi di un mito che non ha più motivo di esistere. L'agitato non mescolato di una volta, è scomparso. E' obsoleto come le musicassette, puzza come il solvente per unghie con l'acetone, crea dermatiti e crisi di rigetto. Non piace più a noi femmine. Forse perché di uomini con la gnocca facile ne abbiamo visti troppi, forse perché non ci crediamo più che l'Aston Martin sia tutto, o sia parte rilevante di questo tutto. Abbiamo bisogno di qualcosa che non sbuchi fuori da un computer, qualcosa che sia lontano da derivati tecnologici. Per questo quando in treno ci sediamo di fronte ad un tipo interessante che ad un certo punto scrive sull'iPad parlando al telefono e manda email mentre twitta, smettiamo immediatamente di trovarlo interessante. Il nostro uomo non è là, non è a portata di tweet, il nostro uomo non twitta e non mette mipiace su facebook, perché si chiama James Bond. E' una agente segreto, e già questo basterebbe ad alcune. Ma siccome siamo a fine 2013 e la donna media si è giusto un filo evoluta rispetto a prima, non basta più neanche quello. L'agente segreto britannico deve offrire qualcosa in più. E questo qualcosa di più te lo offre lui, il nuovo Bond. Sembra una campagna vendite sin ora sto post, mi piace rimanga così.
Bond, James per gli amici, è un uomo che soffre, intanto. Soffre perché è solo e orfano (WOW!! niente sòcere! niente cognate!), soffre perché si rende conto di essere oggetto e non persona agli occhi del suo datore di lavoro M (nooooooo, pure vittima delle ingiustizie della new economy, della globalizzazione, ma cosa vuoi di più?) tanto da sacrificarne la vita con un semplice ordine. Lui nel frattempo si cura le ferite in un'isoletta orientale (ovviamente va a letto con una per consolarsi, a noi l'uomo ci piace attivo sessualmente, ma questo da sempre...), si ubriaca perché si sente frustrato (oddio che meraviglia...già lo amiamo e ancora siamo ad inizio film), giocherella con gli scorpioni e ovviamente vince.
James non si fa più la barba. Il viso rasato di una volta lascia il posto a qualcosa di più vissuto, maschio stropicciato, mandiamoli a cacare sti metrosexual del ciufolo, ridateci il pelo incolto. James si rende conto che forse a Londra hanno bisogno di lui, e torna. Che uomo, dedito al mestiere sino in fondo. Il dovere chiama e lui parte, nonostante le ferite doloranti sul petto.
Nella penombra si scorgono un maglione, un paio di pantaloni e due occhi azzurri freddi ma sensuali. Bruciamo giacca e cravatta dei rappresentanti della Folletto. James non sa più sparare, sbaglia i bersagli, si arrabbia con se stesso. Durante la seduta psichiatrica, all'associazione di idee, lui risponde così:

Psichiatra: "Agente"       Bond: "Provocatore"
Ps: "Donna"                   Bond: "Provocatrice"
Ps: "M"                          Bond: "Puttana"
Ps: "Pistola"                   Bond: "Colpo"
Ps: "Assassino"              Bond: "Lavoro"
Ps: "Nazione"                 Bond: "Inghilterra"
Ps: "Skyfall"                   Bond: "Skyfall"

      Bond: "fine"

Ho tenuto molto a fare la traduzione io stessa del test psichiatrico perché nel doppiaggio ci sono delle varianti. M viene definita "stronza", mentre nell'originale è "bitch". Alla domanda "Skyfall" Bond risponde "Skyfall", e c'è un perché: non intende rispondere a quella associazione di idee per non scavare nel suo dolore o per non rivelarlo, infatti dopo si alza e dice "done" che è "fine" o meglio "finito". Nella versione doppiata Skyfall viene associato alla risposta "resurrezione", fuorviando completamente il significato della sequenza. Me ne sono accorta leggendo la sceneggiatura, purtroppo non ho visto la versione in originale. Questa è una piccola parentesi per far capire quanto siano incompetenti i traduttori, ma si sapeva.
Il termine "resurrezione" comunque compare altrove, quando il cattivo Silva chiede a Bond quale sia il suo hobby, lui risponde "resurrezione"

Ecco, dopo questo test psichiatrico lo si ama tanto. Soffre, non riesce a sparare come prima, c'è qualcosa in lui da scoprire. Nello sviluppo del film gli aspetti della personalità di James si snodano in più direzioni, importantissima ad esempio la sequenza davanti al quadro di William Turner alla National Gallery (questo  La valorosa Téméraire), quando si trova in compagnia della nuovo Q. Due generazioni a confronto, due "uomini" e le epoche, gli stili che rappresentano.  La nuova generazione un po' nerd, geek e parecchio hipster, verso la vecchia.
Traduco il dialogo, sembra un Renzi/Bersani con più classe ed eleganza britannica.

Q:        "Mi mette un po' di malinconia. Una grande vecchia nave da guerra ignobilmente ridotta in rottame, l'inevitabilità del tempo, non crede? Che cosa ci vede lei?"
Bond:  "Una maledetta grande nave. Mi scusi."
Q:        "007. Sono il suo nuovo Q (quartermaster)"
Bond : "Lei sta scherzando"
Q:        "Perché? Perché non sono un vecchio parruccone con il camice bianco?"
Bond:  "No, perché ha ancora i brufoli"
Q:        "Il mio incarnato è scarsamente rilevante"
Bond:  "Lo è la sua competenza"
Q:        "L'età non è garanzia di efficienza"
Bond:  "E la giovinezza non è garanzia di innovazione"
Q:        "Bene, credo che potrei fare più danno io seduto alla scrivania in pigiama con il mio computer prima della mia tazza di early grey, che lei in un anno di missione sul campo.
Bond:   "Quindi cosa vuole da me?"
Q:         "Prima o poi qualche grilletto andrà premuto..."
Bond:   "Oppure non premuto. Difficile deciderlo stando seduto in pigiama, Q"
Q:         "007"


Consiglio di vedere il video con il dialogo parlato, che è meglio:



 Poi uno si chiede perché preferiamo l'uomo ai vari aspiranti Zuckerberg.

Il momento più sensuale, a mio parere, quella che la donna ha notato per lo meno (e forse anche qualche uomo) è quando Silva, il cattivo cattivissimo fuori di testa, lega ad una sedia Bond e carezzandogli le gambe gli dice: "There's always a first time", 007 risponde "What makes you think this is the first time?".
Non traduco, tanto si capisce.

Concludendo questa pseudorecensione un po' fuorviante e un po' anomala, asserisco che Skyfall è un bel filmone, che è girato elegantemente, che è efficace, mai banale, metacinema puro, e che ciccia fuori dal cilindro un Bond che probabilmente non piace solo alle donne di adesso, ma provoca sentimenti empatici di varia natura anche tra gli uomini (seguirà un sondaggio maschile? forse).


M:      "Where the hell have you been?"

Bond: "Enjoying death. 007 reporting for duty"













martedì 4 dicembre 2012

Metafore d'amore



L'ho visto tutte le estati flirtare, giocare a tennis, nuotare, fumare, abbronzarsi, ballare, bere birre, ma ero troppo piccola; anche adesso lo sono, 14 anni sono pochi e lui sarà maggiorenne quest'anno. Ma cosa importa? E' novembre, fuori è buio e la spiaggia, le feste, la compagnia estiva, non sono altro che un ricordo sbiadito da cartolina.
L'anno scolastico trascorre irrequieto come sempre. I libri, le domeniche pomeriggio al cinema, le passeggiate in centro con le amiche, le nottate fuori casa di nascosto ai genitori, i bei voti ed i brutti voti e lui. Il fidanzatino. Quello che piace ai miei genitori, quello con il quale posso stare da sola a casa, quello con il quale provare nuovi baci e trovare la giusta soddisfazione nel crescere e diventare quasi donna. Durante tutto l'anno ci siamo promessi amore eterno, io sento le farfalle nella pancia e le guance in fiamme quando si avvicina a me. Mi fa passare l'appetito, sono dimagrita per amore. Lo amo, si lo amo, anzi, lo amo tantissimo e lo sposerò. Faremo tanti bambini, lo aspetterò la sera a casa e gli preparerò la cena, poi andremo a dormire finalmente insieme, nello stesso letto.
Adesso che è primavera io e lui possiamo stare fuori più a lungo, le giornate sono complici del nostro amore e ieri mentre mi aiutava nei compiti di matematica, mi ha guardato e mi ha detto "sei bellissima, sei mia, non ti lascerò mai". Anche io non lo lascerò mai.
La pagella di fine anno dice che sono stata promossa, ho la media alta, merito dell'amore, del mio amore che è bravo e mi ha aiutato nelle materie dove vacillavo. Penso che persino i miei risultati scolastici siano frutto del nostro amore, glielo dico, lui mi bacia dolcemente e mi promette che mi aiuterà a diplomarmi.
Quest'estate lui andrà in montagna, io invece al mare con i miei. Al solito mare. Mentre si avvicina il giorno della partenza ripenso al ragazzo maggiorenne che estate dopo estate m'è piaciuto sempre di più. Ma è un pensiero fiacco, che probabilmente non troverà mai il vigore di prima, perché io sono finalmente innamorata e ricambiata.
La compagnia estiva del mare si ritrova, io me ne sto a casa e vado in spiaggia la mattina presto con la musica nelle cuffie e un libro. Non ho voglia di vedere nessuno, saluto a stento ed evito accuratamente ogni tipo di argomento che riguardi la sfera dei ragazzi. Non voglio sapere niente, non voglio sapere se quest'anno lui ci sarà o meno. Non m'importa più.
"Vieni stasera? Facciamo una spiaggiata, ci sarà anche...dai dai dai vieni!" Vado? So chi ci sarà. Io ho quasi 15 anni adesso, non sono l'imbranata dell'anno scorso, ho qualcosa da dire su tanti argomenti: sì, andrò.
Lui quest'anno è ancora più affascinante, ancora più desiderabile dell'anno scorso. E si accorge di me, mi trascina in acqua, gioca, mi abbraccia, mi bacia. E' bellissimo, studia materie interessanti, pratica sport che io adoro. Casco nella voragine senza possibilità di scampo. Perdo la testa, non voglio tornare a casa, non voglio che l'estate finisca e al telefono lascio il mio fidanzato con quattro parole: "non ti amo più".
Le sere fredde di dicembre sotto al piumone mano nella mano sono lontanissime, la scuola è lontanissima, i doveri, gli obblighi, i risultati, le regole, i compiti: tutto è lontanissimo, dimenticato. Io mi sento libera, euforica, felice, appagata e anche desiderabile. L'abbronzatura, i vestiti corti, i profumi fruttati, il ghiaccio nelle bibite, il gelato al pistacchio, l'olio di cocco e lui: il paradiso. Gli ultimi giorni di vacanza sono pieni zeppi di promesse, di progetti senza rimpianti: abitiamo lontani ma ci rivedremo, non ci lasceremo perché ci amiamo. L'estate continuerà anche a novembre, deve continuare.
Quando a settembre il ciclo delle regole e dei doveri ricomincia, io e lui ci ritagliamo i nostri spazi di estate. A turno prendiamo il treno per vederci, trascorriamo poche ore insieme tentando di riempirle come meglio crediamo. Ma il profumo dell'olio di cocco e le leggere notti in spiaggia non ci sono più. Lui è diverso, quando l'abbronzatura va via non è così bello, e isolato dalla compagnia estiva è anche meno simpatico, di fronte a me solo, senza il resto che ci impedisce di viverci, è persino poco affascinante. Quindi conosco un'altra persona da quella che di anno in anno pensavo di conoscere? Il ragazzo che ho desiderato per tanto tempo, che ho immaginato, sognato vedendolo sempre accompagnato da ragazze più grandi di me, non è quel bel tipo abbronzato, sorridente e sportivo che incontravo tutte le estati? In inverno è ombroso, lunatico, spesso depresso. Si chiude e raramente mi lascia entrare nelle dinamiche dei suoi pensieri. Così dopo cinque o sei treni presi, due persi quasi volontariamente, una ventina di pomeriggi passati a conoscerci e qualche istante di delusione irrevocabile, guardandolo negli occhi gli dico: "non ti conoscevo così, in inverno sei diverso".
Un pomeriggio di inizio dicembre, sola nella mia cameretta, fisso il soffitto e penso agli occhi azzurri che ho lasciato per il ragazzo estivo. Penso all'estate trascorsa più di tre mesi fa e la sento lontana, come se l'avessi vissuta secoli fa o in un sogno. Fuori è già buio, le strade sono addobbate a festa per il Natale, io ho tanti compiti di matematica da fare e l'armadio da rimettere a posto. Riesco a pensare solo agli occhi azzurri del mio fidanzato buttato via con una telefonata, quasi dimenticato come il libro preferito sullo scaffale più alto, lasciato a prender polvere a causa di una condizione mentale, di un clima diverso, di un sogno che si avvera. I sentimenti sono come le stagioni? Variano con le fasi lunari? Possono assumere più o meno spessore, possono cambiare direzione, colore e odore insieme al barometro o all'orologio, o sono io una sorta di lancetta impazzita?
Le stagioni della vita mi costringono ad agire in modo imprevedibile e l'estate è una maledettissima bella puttana. E' molto facile avvicinarsi in estate, quando fa caldo e l'abbigliamento è ridotto al minimo; quando le scollature lasciano spazio ad un'immaginazione ben diversa, più a portata di mano; quando le nottate sono tiepide e puoi abbassare una spallina senza paura di sentir freddo. Quando tutto è più facile, quando tutto è accessibile. La prova d'amore, quella più difficile da superare, si presenta in inverno, quando lui ti vede imbacuccata, quando di te si scorgono solo gli occhi e hai le labbra talmente fredde e secche da non desiderare niente di più che un bacio caldo e umido. Quando accetti di sfilarti persino i calzini e di condividere un piumone. Poi avvicini i tuoi piedi gelidi ai suoi, e se lui vuole scaldarteli è fatta. Sarà amore.
Pensando al mio fidanzato lasciato, nel magone, tiro un sospiro di sollievo "non è poi così pericoloso raggiungerlo, inseguirlo. Lui è stato sulle Alpi, non al mare. Ed è molto più facile per me scalare il Monte Bianco che vagare in mezzo al Mediterraneo per ritrovarlo."
Deve essere facile.
E quando finalmente raggiungerò la vetta, ansimante gli chiederò un bacio e a costo di morire per carenza di ossigeno, rimarrò così per tanto di quel tempo sino a che lui me lo concederà. E se si ritenesse necessario scalerò la vetta dell'Everest, e poi del K2, del Makalu; attraverserò deserti e laghi ghiacciati; scivolerò negli abissi del gelo, perderò anche i sensi, mi riempirò di lividi e ferite. Preferisco ricoprirmi di cicatrici che non si potranno mai rimarginare; preferisco morire tentando di tutto, che fermarmi a vivere il mio errore per tutta la vita: tutta intera, sana, ma sconfitta dai rimpianti per sempre.

Franci Nicole L.