domenica 21 luglio 2013
Razze da spiaggia
Premessa, uso il romanesco (scritto male, non avendo niente di romano nel dna) perché mi viene meglio, anzi, mejo. Mi calza, anzi, me carza, alla perfezione per descrivere la cafonaggine. In realtà il cafone per eccellenza è del nord Italia, hinterland milanese o dintorni di Bergamo, leghista, sempre leghista.
Se vai da anni nelle stesso posto di mare ormai hai la 'comitiva', sempre più vecchi anno dopo anno, prima fidanzati, sposati, poi tutti separati, con fiji de qua, dellà, un po' loro, un po' d'a nuova compagna..poi ci hanno er cane, quelli più simpatici er pitbbbbull, che caga sulla spiaggia, che se rotola noncurante, sbavando, bello cagnolino nostro...
Quindi anche all'interno della comitiva puoi trovare varietà di razze umane che neanche alle Galapagos. Si sono evolute(?) con il passare dei lustri. Alcuni sono diventati pure dei 'pezzi grossi' (aho' quello sta a mediasette è capo de na televisione, me pare, quell'artro c'ha tutta Roma, tutta, ha più palazzine lui de Ricucci), quindi automaticamente dei pezzi di merda ignoranti. Altri invece si sono radicalchicchezzati, che prima da ragazzini li chiamavamo 'er caccola' da quanto erano beceri, e adesso scendono in spiaggia non prima delle 17 e 30 con l'ultimo libro in lettura sotto l'ascella, il panama invecchiato apposta (ci si sono seduti sopra una cinquantina di volte, ma l'hanno comprato settimana scorsa), la pipa e lo Speedo pendulo. I rivoluzionari da salotto che insegnano tutti filosofia all'Università, possibilmente di Pisa, e che la sera ti invitano a casa per un bicchiere di vino e una canna. Stimola.
Ma quest'anno mi voglio soffermare su alcune categorie poco analizzate altrove, in altri post letti qua e là.
La spiaggia-stalker
Io ho la mia, quest'anno. E' una ragazza di 35 anni che ne dimostra 35, fisicamente. Mentalmente pare mia nonna, ma non mia nonna come è adesso, mia nonna come se fosse nata in un paesino in provincia di Licata nel 1874. Una che dice 'divorziato' sottovoce e con gli occhi spiritati, come se equivalesse a 'ha un cancro ai testicoli'. Con me si diverte un sacco, ma non ha capito chi sono, evidentemente. Ci siamo presentate la settimana scorsa, con nome e cognome. E lei, nonostante ciò, continua a sottolineare quanto siano stronzi i francesi. Ma a parte questo piccolissimo particolare, la signora mi segue ovunque. Mi manda sms alle 7 del mattino, pimpanti, che suonano così "Buongiornooooooo!!!! In che spiaggia andate oggi????? Baci!!!!".
Parla in continuazione del marito, che non c'è. Sta a Roma a scrive. Ma a scrivere cosa? Boh. E' un mistero. Ieri è arrivato, mi aspettavo un surrogato di Alain Delon, m'aveva fatto una capoccia così con sto marito bellobello, invece è arrivato er patata. Ma meglio così, per lo meno ho smesso di sognare occhi azzurri e capelli corvini.
Caratteristiche della spiaggia-stalker sono:
- logorrea allo stato puro
- problemi con l'ombrellone, sempre (non è che tuo marito potrebbe aiutarmi a piantare l'ombrellone? Sai, se ci fosse il mio...)
- parla solo lei, se provi a dire qualcosa sembri Proietti nello sketch della telefonata o affetto da balbuzie
- ti ruba tutto: creme solari, maschere subacquee, costumini dei figli, acqua fresca (che ce l'hai frizzante?), frutta, anche il marito. Ce prova, almeno.
- sms sempre. De notte, de mattina, de sera...e se non rispondi "perché non mi rispondi, cosa stai facendo?????"
La Ricettara
Questa tipologia non ha un'età. Diciamo che non è quasi mai sotto i 25, però. Quando s'è fatta 'na certa, comincia a parlare di ricette, e lo fa con la bavetta, o mentre tira su la saliva con risucchio.
La domanda classica è: "ma tu che ce metti nell'insalata de riso? 'na cucchiaiata de maionese per ingentilire, c'ha metti?"
Il Suvvarolo
Il suv in città non serve ad un cazzo, se non a romperlo, diciamolo. Ma in queste zone, eccome se serve. E purtroppo ce ne siamo accorti tutti, tutti quelli che vorrebbero stare in pace in spiaggia senza sentire il suvvarolo che ti arriva ad un metro dall'ombrellone sollevando una polverone che neanche la tempesta del deserto del Sahara durante i monsoni. Poi scende, in genere, un dementino, con il culo basso perché non fa mai un metro a piedi, e il tatuaggio sul collo del piede abbronzatissimo.
La Coppertone style
Una volta la pubblicità della crema Coppertone era carina, con cagnolino che tirava giù il costumino alla bimba. Oggi verrebbe giudicata scandalosa, pro pedofilo medio. O maschilista.
Alcune hanno deciso che la chiappa va scoperta, ma in modo freudiano. Non c'è un cane che tira il costume, ma è proprio la soggetta che se lo tira, se lo mette tra le chiappe e se lo abbassa sino a scoprire le zone bianche. Il perizoma è démodé come il topless, quindi il costume va in mezzo alle chiappe, e ci va apposta. La domanda è: perché?
Quella che raccoglie le conchiglie
Ci sono tanti modi per raccogliere le conchiglie sul bagnasciuga, poi arriva quella che te le raccoglie mettendosi a 90 gradi, con una gamba tesa per tenere i muscoli in trazione, e il piedino a punta per allungare la gamba. Mio marito tira fuori sempre le sue battute anglosassoni "se qualcuno non le fa un complimento entro due minuti, temo per la sua colonna vertebrale"
Il gommista svalvolato
Non è quello che vende pneumatici, è un maledetto scemo proprietario di gommone. In un film di Woody Allen, parlando di un affare su di una barca a vela, viene detto "no, non compro una barca da uno, sarebbe come comprarsi il malditesta di un altro", e in effetti chiunque abbia mai posseduto una barchettina o un gommoncino, sa quanta fatica si fa: è un pensiero in più, peggio di un San Bernardo.
Quando il gommone se lo compra un cretino, ecco che il problema è anche degli altri.
Il soggetto in questione lo usa come un quindicenne userebbe lo scooter truccato. Apre a manetta a un metro dalla riva, le persone intorno schizzano via come nel film Lo squalo 3, urli ovunque, gli stessi che partono quando volano via gli ombrelloni. La Guardia Costiera? Missing.
To be continued...
giovedì 18 luglio 2013
L'Isola de La Maddalena e la Valigia dell'Attore
La Valigia dell'Attore è una poesia di De Gregori.
La Maddalena è un'isola sarda.
Gian Maria Volonté, uno dei migliori attori che la storia del cinema italiano abbia visto mai, ha deciso di vivere parte della sua vita sull'isola de La Maddalena. Ha deciso anche di essere sepolto su quest'isola, tra il profumo di mirto e elicriso.
La figlia di Volonté ha continuato a credere nel potere culturale del cinema italiano e del mestiere dell'attore, e proprio alla Maddalena ha fondato un'associazione. Tutte le estati questa associazione si propone di far conoscere il cinema italiano, che è stato e che è tutt'ora. Le manifestazioni si chiamano: La Valigia dell'Attore. E si svolgono tra luglio ed agosto.
Mio padre 34 anni fa decise che questa parte della Sardegna, che l'isola della Maddalena, doveva appartenere un po' anche a lui, e di conseguenza anche ai suoi figli. Si innamorò dei colori, dei profumi, delle rocce, della gamma di sensazioni contrastanti che queste zone riescono a trasmettere.
Decise che doveva comprare una piccola casetta qui, di fronte a Caprera, altra isola dell'arcipelago dove ha vissuto ed è sepolto l'esiliato Garibaldi (quel grand figo di Garibaldi, oserei dire).
Il silenzio ed il mare, i colori tra il verde smeraldo e il turchese, il blu intenso delle bocche di Bonifacio, l'infinità di venti che hanno piegato i pini marittimi fino a novanta gradi, Budelli, Santa Maria e Spargi, la spiaggia bianca caraibica, lo scoglio e la graniglia, i fichi d'india, le scalate sulle cime di Caprera la mattina alle sette, le immersioni con le bombole, le tavole da surf di mio fratello, le ginocchia segnate dalle ferite, i ricci di mare, i pescatori di conneri, tutto questo ha formato la mia persona. Quando leggo di vacanze in Sardegna vippettare, di quello scempio edilizio che è la Costa Smeralda (una Gardaland per Briatori e Venture), di eventi di stograncazzo, mi viene l'eritema.
Tornando all'attore: nella mia prossima vita farò l'attrice vera. Nel senso che mi pagheranno per farlo. Non lo farò per hobby, con l'acca aspiratissima. Lo farò veramente, con la valigia. E verrò alla Maddalena, come vengo adesso, per raccontare cosa vuol dire recitare per mestiere, cosa vuol dire vivere con la valigia. Ah, ma questo già lo so.
http://www.valigiattore.it/la-maddalena/la-valigia-dell-attore/il-lavoro-dattore.html
..siamo l'amante e la sposa, siamo arrivati sin qua
lunedì 1 luglio 2013
Odori
Mentre faccio colazione da sola davanti alla finestra che si affaccia su una delle tante stradine pulitine e ordinate di Stavanger, rifletto sull'estate. Oggi è il primo di Luglio, mese solitamente dedicato al mare, il "mio" mare sardo, quello di sempre. Penso al libeccio e al maestrale, a quel leggero ponente purificante, all'acqua fresca, alle immersioni con le bombole insieme a mio fratello che poco prima mi dice "Bimba, occhio, vienimi dietro", ai conneri fritti, alle nottate in spiaggia con la birra, il pecorino e gli asciugamani zuppi. Penso, apro la finestra e annuso l'aria. Fossi stata in Sardegna avrei avvertito il profumo erotico della macchia mediterranea, del mirto e del ginepro, odore inebriante che si avverte non appena si sbarca dalla nave a Golfo Aranci. Avrei visto la luce del sole dorato mattutino scaldare le rocce a forma di tutto: di naso, di orso, di vagina, di cuore. Lo stesso gioco che si fa con le nuvole. Invece vedo casette bianche e azzurrine con i tetti spioventi. Casette che sembrano inabitate, su di una via da set cinematografico quando la troupe finisce le riprese, e tutto rimane là, intatto ma inutile, morto. L'aria ha un lieve odore, sa di mare nordico, non è lo stesso del mediterraneo. E' un odore da sala operatoria. Sterile. Povero, non ispirato. Non è neanche pessimo, di acqua sporca, come quello di Londra. E' pulito, ma non sa di bucato. Sa di purezza, di vergine. Una volta attesi tanto prima di annusare un uomo che volevo, per poi scoprire che non aveva quasi odore. Sapeva di Stavanger.
Mi hanno proposto di lavorare un anno (scolastico) al Lycée Français di Stavanger, insegnerei Scienze Biologiche in francese, finalmente potrei far fruttare la laurea. Ci sto pensando. E mentre rifletto a ciò che lascerei (probabilmente) definitivamente a Firenze e in Italia, non riesco a non pensare a quanto io ami sta cippa di stivale problematico. Ogni angolo italiano per me è ossigeno puro. Anche il peggiore, il più lurido ed insignificante. Mia nonna che è di Ivrea ma che aveva sposato un alsaziano puro, trasferendosi a 25 anni a Strasburgo, mi dice sempre "Bella, ricorda che l'amore si fa in Italia". La sua metafora sempre calzante, mi perseguita ogni istante. Il dolore e il piacere che si provano nel Paese dove sono nata per caso, sono imparagonabili. Scegliere di andarsene non è mai una scelta serena, come quando molli un uomo perché sai che è 'impossibile' con lui. Ci pensi sempre. Ci penserai anche quando la cotta sarà passata: ci penserai con rimpianto.
Mentre penso a cosa fare, spalmo un po' di burro su una fetta di pane nerissimo come la faccia del tipo che a Fes in Marocco ci ha fatto da guida, e con il quale sono ancora in contatto. Forse verrà a Stavanger, invitato dalla sottoscritta per il progetto di scambio interculturale. Parlerà agli studenti norvegesi del Marocco, del Mediterraneo. E loro lo staranno ad ascoltare, cosi come io ascolto sempre lui, rapita.
L'uomo ha inventato il viaggio, ma non ha inventato la partenza (Abdelmajid Benjelloun)
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