mercoledì 15 gennaio 2014
Hollande, mon amour.
"Hollande, mon amour" scrisse Julie Gayet in un sms nel 2010.
Non è vero, non lo so. Però è dal 2010 che sappiamo (noi francesi, noi mezzi francesi, noi che a Strasburgo spettegoliamo al pub) della storia tra i due.
Le foto non c'erano, ma dichiarazioni appassionate di "stima" con occhi a cuoricino di Juliet in ogni dove, dalle trasmissioni televisive, alle interviste, esistevano anche nel 2012 e nel 2011.
Cosa pensavamo noi francesi, noi mezzi francesi, noi che a Strasburgo spettegoliamo al pub? Sostanzialmente che stigrancazzi. Ognuno conduce la vita che gli pare e piace, sceglie di dividere i propri sentimenti come crede, le proprie passioni come e con chi vuole.
Hollande non è sposato. Non esistono first lady nella cultura politica francese, che è, di fatto, abbastanza maschilista da ritenere che la moglie del Presidente debba stare al suo posto.
Questo rigurgito di moralismo medioevaleggiante che leggo ovunque dall'Italia (e non solo) mi fa orrore.
L'attricetta, la puttanella, la fighetta, sono solo tre dei numerosi appellativi che sono stati attribuiti ad una donna (per di più, molto in gamba) colpevole solo di essere "l'amante" (nella vera eccezione del termine, colei che ama) di Hollande. Dove sono le femministe quando servono? Dove sono andati a finire tutti i bei discorsi sulla dignità femminile, sulla violenza verbale e morale che le donne subiscono ogni giorno?
Dal momento che François Hollande non è neanche un gran pezzo di figo, né possiede il carisma di un dominatore di Nazioni con la spada de foco, allora alle cattiverie gratuite piovute su la Gayet, se ne sono aggiunte altre. Sembrerebbe che il grande interrogativo di molti in questo momento sia: come cazzo fa un cesso con il fascino di un fuco a farsi donne più che piacenti?
Interrogativo che fa piombare la specie umana sotto il baratro nel quale già si trovava, e mi fa pensare che in fondo noi dal berlusconismo non usciremo mai; scorre nelle vene anche di persone che si sono sempre dichiarate contro, come l'illuminato Massimo Gramellini, che oltre a scrivere romanzi pedestri, si spertica pure con articoli degni di una comare invidiosa, facendomi pensare che da certe stronzate scritte così senza cervello, non ci si potrà mai riscattare
http://www.lastampa.it/2014/01/14/cultura/opinioni/buongiorno/ma-come-fa-NnaNlJ9j0BcLCFqh8qpk1I/pagina.html
In conferenza stampa Hollande mostra una dignità ed una fierezza del ruolo che prende a schiaffi qualsiasi basso rigurgito di intolleranza udito e letto in questi giorni. Sono giorni di dolore. Perché nessuno, neanche il Presidente della Repubblica, deve giustificare la propria vita sentimentale.
Non esistono giustificazioni da dare, non esistono risposte. Giorni di dolore se si pensa che siamo ancora lontani dal vedere la luce della via d'uscita del recesso culturale.
Quello che parla di puttanella non è molto diverso dal leghista di negritudine. Sono la stessa persona, rappresentano la stessa subcultura.
Capisco la sua domanda, e sono sicuro che lei capirà la mia risposta.
Ognuno, nella sua vita personale, può attraversare delle prove. E' il NOSTRO caso. Questi sono momenti dolorosi. Ma io ho un principio: gli affari privati si trattano in privato, in un'intimità rispettosa di ciascuno. Non è né il luogo, né il momento per farlo. Ma, se non risponderò a nessuna domanda oggi, lo farò prima dell'appuntamento che avete citato (l'incontro con la felice coppia Obama)
F. Hollande
Un moralista è il contrario di un predicatore di morale; è un pensatore che vede la morale come sospetta, dubbiosa, insomma come un problema.
Mi spiace di dover aggiungere che il moralista, per questa stessa ragione, è lui stesso una persona sospetta.
Friedrich Nietzsche
giovedì 2 gennaio 2014
Life is a state of mind
Stavo pensando all'incidente accaduto a Schumacher. E pensavo che uno passa una vita ad evitare il peggio, rischiandolo tutti i giorni. Poi smette di rischiare ed il peggio arriva. Gli auguro di svegliarsi con il sorriso, mi è sempre piaciuto molto, adoro gli "antipatici" perché non pretendono di piacere a nessuno. Come Mr Darcy di Pride and Prejudice.
In questi giorni di vacanza nei quali ho abbracciato più persone del Pontefice, ho capito che forse la vita vale la pena di essere sempre messa ad alto rischio. Il rischio è rappresentato dal mio investimento negli affetti, potrei rimanerne delusa, ferita fino ad entrare in coma affettivo farmacologico. Conseguenze che in qualche modo ho già provato. Mi sono sempre ripresa, ne porto le cicatrici, ma sono ancora qui e continuo ancora a crederci.
Preferisco i silenzi, e dopo un 31 Dicembre passato a Londra, non vedevo l'ora di uscire dalla città per ritrovare i miei alberi, i laghi, i prati e la quiete di un inverno bellissimo: né troppo freddo né troppo caldo. Alla mia ricerca di pace "geografica" si accompagna il bisogno di abbracciare corpi infagottati nel traffico mentale quotidiano; nell'irrequietezza e nell'incertezza di questi giorni. Attraverso le persone ritrovo anche me stessa, ritrovo la mia continua ricerca di equilibri. Rifuggo dalle persone che si sentono complete, perché navigano nel mare dell'ipocrisia e lo fanno a bordo di una zattera. Solamente gli stupidi e i falsi dichiarano di essere sempre felici e appagati. Nessuno di noi lo è, nessuno di noi è completo. Siamo "scherzi di natura", come venivano definite le persone menomate, spesso ripugnanti, dai naturalisti del '700. Non trovando una spiegazione, si riteneva esistesse un ordine scientifico della normalità, per cui, tutto ciò che usciva fuori da essa era ritenuto scherzo di natura. Non esiste uno stato mentale scientificamente normale, non esiste una felicità persistente, non esiste un equilibrio perfetto.
Il benessere fisico e mentale è spesso fugace, ne siamo consapevoli e ne andiamo costantemente alla ricerca.
Il 25 Dicembre a Strasburgo ho stretto le mani di mia nonna, le sue erano calde, le mie fredde. Abbiamo trovato un equilibrio, e alla fine, per pochi minuti, avevamo le mani alla stessa temperatura.
Questa è la mia idea di felicità.
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