venerdì 17 maggio 2013

L'arte di aspettare - Stavanger reloaded





La vita è una continua attesa. Aspettare è vivere, ed è un'arte. Ho atteso prima di tornare in Norvegia, aspettavo questo momento allacciato a ricordi recenti non troppo felici, ma necessari. Adesso che ci sono aspetto di tornare in Italia, per portare altri bagagli pieni di pensieri che prima non avevo, pieni di nuove nostalgie, di nuovi odori. O di sensazioni già conosciute e ritrovate, rivalutate, piazzate meglio in quell'angolo dell'anima che prima era pieno di altro a cui pensare.
Nel silenzio della cittadina ritrovo un karma che avevo scordato. E passeggiare o andre in bicicletta incontrandomi con il saluto dei passanti, mi riporta in una dimensione a me cara; quella della cortesia umana, degli sguardi e dei sorrisi gratuiti che con tanta fatica escono fuori in città più grandi e caotiche, quindi più villane, o semplicemente meno umane.
Cosa vuol dire essere al passo con i tempi? Perché in Islanda molti negozi di dischi hanno i vinili e non i cd? Perché sento il bisogno di entrare in un locale sapendo dove sono e non in uno nel quale potrei essere ovunque, a Parigi come a Milano? Perché odio Starbucks? Perché non c'è niente da aspettare, là. E' tutto come già sai, perché ci sei stato a New York (o forse era Londra). Cosa aspettarsi se non i soliti bicchieri di cartone ustionanti, il solito caffè orrendo e le solite facce stravolte dalla smania di avere tutto e di averlo subito?
Io non voglio tutto, non lo voglio neanche subito. Voglio godermi l'attesa, la voglio centellinare così come farei con una giornata speciale. Me la voglio vivere istante dopo istante, dolore dopo dolore, lacrima dopo lacrima, sorriso dopo sorriso, parola dopo parola. E se alla fine dell'attesa non arriva niente, potrò dire, almeno, di aver saputo aspettare, di aver sospirato per poter vivere un momento che forse non arriverà mai, ma che avrei meritato. Respirando con calma vado avanti tra mille incertezze, ma con la sicurezza di essere migliorata nel dare il giusto valore a ciò che merita di essere aspettato, ma anche a ciò che scoprirò solo dopo che non meritava la mia attesa.
Stamattina ero nervosa, dovevo affrontare un lavoro quasi nuovo, pensavo di non essere pronta nonostante lo studio e l'approfondimento. Bevevo caffè e leggevo il giornale sull'iPad; ho trovato un'applicazione per scaricare classici, ebooks. Wow.
No. E' orrendo.
Voglio aspettare, non voglio pensare ad un libro ed averlo dopo due minuti. Voglio uscire, cercare una libreria, chiedere, vedere facce, occhi, stringere mani. Voglio trovarlo solo dopo aver cercato in tre librerie, aprirlo, guardare la copertina, leggere la quarta ed infine pagare aprendo il portafoglio, possibilmente in contanti. Poi voglio aspettare il momento giusto per iniziare a leggerlo, mi deve pesare in borsa, lo devo sentire. Devo poterlo appoggiare sul comodino preoccupandomi di non farlo cadere, deve essere quasi fastidioso, ingombrante.
Questa è arte, l'arte dell'attesa. E' un vero peccato che si stia perdendo, ma io nel mio piccolo prometto di non separarmene mai più.


Mamma cosa fai là sul prato tutta sola?
Amore, aspetto.
Bravissima mamma!

Nessun commento:

Posta un commento