martedì 28 maggio 2013

L'arte e la simulazione. Appunti su un film, per non dimenticare.

Giorni nei quali fioccano pareri sulla nuova opera di Sorrentino ed io decido di vedere un film che non è più in sala, del quale, attualmente, non parla nessuno.

La Migliore Offerta di Giuseppe Tornatore è un grandissimo film. Perché? Perché parla di simulazione, di falso, di autentico. Perché parla del mestiere d'attore e d'amore, di cinema e di arte. Perché lo fa usando Hitchcock. Perché lo fa bene.

I sentimenti sono come le opere d'arte, possono essere il risultato di una simulazione.

I sentimenti scaturiti dall'arte, l'arte che sgorga dai sentimenti.
L'arte che si ispira ai sentimenti.

Virgil, misantropo sessantenne, battitore d'asta, si innamora di una donna affetta da agorafobia, che inizialmente non vede, ma con la quale parla al telefono e attraverso un muro.


Non so com'è, ma so già che sarà bella.






Allora, nei hai avute altre donne?
Sì, le ho amate tutte, e loro hanno amato me. Mi hanno insegnato ad attenderti.

Virgil colleziona opere d'arte, ritratti di figure femminili, con la stessa passione e dedizione con la quale un Don Giovanni collezionerebbe donne.

La massima forma di perversione sessuale è la castità.
La negazione. La privazione. Un armadio pieno di guanti.





Com'è vivere con una donna? Esattamente come partecipare ad un'asta, non sai mai se la tua offerta sarà la migliore.




In ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico. 

Perché il falsario, nel riprodurre l'opera, non potrà mai esimersi dal contributo personale, anche piccolo, impercettibile. In ogni falso c'è un'anima nascosta, quella del suo autore.




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